venerdì 4 settembre 2015

Il perenne “Paradiso abitato da diavoli” - Napoli e Sud

Buongiorno amici e Ben trovati...spero abbiate trascorso buone vacanze. Il mio rientro coincide con la lettura dell'Espresso di questa settimana e con un splendido editoriale di Luigi Vicinanza. Spero di fare cosa utile condividendo questa riflessione con voi... di qui alle prossime elezioni amministrative di Napoli ci sentiremo con più frequenza.

Il perenne “Paradiso abitato da diavoli” di Luigi Vicnanza Un paradiso abitato da diavoli questo Mezzogiorno renziano. Delizia e dannazione. Serbatoio di voti preziosi e fucina di emergenze perenni. Terra incognita, dove si amplificano tutti i mali di una nazione. Persino Roma si è risvegliata all’improvviso meridionalizzata. Sotto gli sguardi distratti delle sue classi dirigenti, lontana dalla passione civile che anima la sua intellettualità. Mafia Capitale ed è stato uno choc, tra chi ha provato a negare la natura mafiosa del malaffare e chi si è ostinato a non capire, primo tra questi l’evanescente Marino. Il sud dunque come dimensione dell’immobilismo tumultuoso. Distillato di problemi da aggredire senza che ciò mai accada. È stato così negli ultimi trent’anni. Un destino da ribaltare, nella stagione del premier-segretario, con timidi segnali di calo della disoccupazione e il Pil in ripresa di uno zero qualcosa. «Dobbiamo uscire dalla cultura della rassegnazione», disse Renzi un anno fa, vigilia di Ferragosto, nella sua prima visita da capo del governo nelle grandi città meridionali. «Il vero problema del Mezzogiorno è la mancanza di politica, non dei soldi», ha sottolineato un mese fa davanti alla direzione del Pd convocata d’urgenza. Era il 7 agosto, un venerdì immediatamente prima del liberi tutti. Titoli assicurati nei tg e sui quotidiani sull’onda dello stupore suscitato dai dati contenuti nel rapporto Svimez: il Sud - è la tesi degli analisti della storica associazione di ricerca sulle condizioni economiche del Mezzogiorno - sta messo peggio della Grecia. Dal 2000 al 2013 le sette regioni dell’antico regno borbonico con l’aggiunta della Sardegna hanno segnato un incremento della ricchezza di un misero 13 per cento del Pil contro il 24 della semifallita Atene. Peggio, molto peggio della grande ammalata d’Europa. Strano destino per questo nostro pezzo d’Italia: per mesi l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale è stata giustamente concentrata sulle sorti della vicina Grecia e dunque sulla capacità di resistenza dell’euro. Mentre da anni il Mezzogiorno d’Italia è alla deriva, prigioniero di una secessione non dichiarata ma praticata nei fatti dalle classi dirigenti di qualsiasi area geografica del Paese. Dunque, “È sparito il Sud”, titolo di copertina del numero di questa settimana. I servizi di Federica Bianchi, Marco Damilano, Sabina Minardi e l’opinione di Cesare de Seta analizzano le cause di un fallimento sociale, politico, economico e persino culturale: dalla dissipazione dei fondi europei (raccontiamo le vicende incrociate di Crotone in Calabria e di Rzeszów in Polonia); alla conflittualità della politica (per la prima volta tutti i presidenti delle regioni meridionali sono targati Pd, ma in continuità con il passato come insegna la Sicilia di Rosario Crocetta); fino all’ultima bandiera strappata dell’orgoglio sudista: la cultura. Costretta ad emigrare insieme alla meglio gioventù. È in crisi anche la formazione del capitale umano coltivata in atenei con sempre meno soldi e meno studenti. È l’altra faccia della desertificazione del Sud. Da “l’Espresso” un contributo di informazioni al dibattito nazionale che Renzi aveva auspicato in quella riunione di inizio agosto. Alla quale sarebbe dovuto seguire un’assemblea degli “stati generali” del Sud di cui nel frattempo si è persa traccia. Il presidente del Consiglio invece parlerà a Bari all’annuale fiera del Levante sabato 12 settembre. Come prima di lui hanno fatti tutti i capi del governo della prima e della seconda Repubblica. È atteso un masterplan con, si spera, interventi e tempi definiti. Benvenuto al Sud. Colpisce, nella retorica del Partito democratico, un dato di fatto: il meridione è assente dal programma ufficiale della Festa nazionale dell’Unità. A Milano nei 13 giorni di incontri e dibattiti governatori e sindaci del Sud sono stati tenuti alla larga. Solo sabato 5 settembre, informa “il Mattino” di Napoli, è stato ricavato un buco: in un orario non proprio di punta, le 10 del mattino, ci sarà un seminario coordinato da Debora Serracchiani, vicesegretario del partito ma innanzitutto presidente del Friuli Venezia Giulia. E gli ingombranti Emiliano e De Luca? “Un paradiso abitato da diavoli” è il titolo di un celebre discorso pronunciato dal filosofo Benedetto Croce. Era il 1923, quasi cent’anni fa…
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